Nostalgia, nostalgia canaglia. Eh sì, proprio così, la nostalgia dei bei tempi di una
volta, di quando giovane e sano avevo tutta la vita davanti per costruirmi un futuro
glorioso.
Sono Riccardo, 56 anni e sono uno psicotico grave in stato di compensazione
farmacologica e con una serie di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) alle spalle,
che hanno compromesso in modo indelebile il mio essere, la mia persona nella sua
intimità più profonda.
I TSO, come una forza dirompente, hanno sì eliminato temporaneamente la malattia,
ma hanno anche distrutto tutto ciò che trovavano e che componeva la mia personale
identità.
Ad ogni TSO, moriva inesorabilmente una parte di me e mi sono trovato a 56 anni,
con i figli che hanno intrapreso strade personali differenti, solo in una casa vuota,
senza alcun stimolo sociale.
Se una parte di me desidera poter recuperare una parvenza di socialità, conoscere
persone con le quali poter condividere momenti conviviali e gioviali, una parte di me,
quella più profonda, ha un’invalicabile paura.
E se poi non fossi all’altezza? E se non riuscissi a risultare interessante agli occhi dei
miei coetanei, con percorsi di vita totalmente differenti dai miei? Cosa gli dovrei
raccontare? Dei miei figli?
Tutte queste domande insolute, irrisolte mi frenano e non mi fanno fare alcun passo
né in avanti né indietro.
Sono in un perfetto immobilismo sociale e relazionale, dove le uniche persone
esterne alla famiglia che conosco sono i fattorini del fruttivendolo e del salumiere di
fiducia, che ogni giorno consegnano la spesa a casa.
In fin dei conti ad una parte di me, quella più sofferente, non dispiace questa
solitudine, se non fosse invece per la parte ancora viva e non intaccata dai TSO, che,
con prepotenza, cerca a tutti i costi di affermarsi e di farmi vivere una nuova forma
di socialità, nonostante l’età e la mia condizione di fragilità.
Navigando in rete, sono venuto a conoscenza della figura del Facilitatore Sociale
della Salute Mentale, un compagno, un “collega” della malattia mentale, che, senza
giudizi ma con empatia e professionalità, avrebbe potuto indirizzarmi verso un
percorso di vita sano e, speravo, sociale.
Insieme, in base anche ad una analisi sui miei interesse, passioni e obiettivi di
inclusione sociale, abbiamo stilato un elenco di associazioni del territorio e siamo
andate a conoscerle.
Con rinnovato ottimismo ho scelto in quali attività impegnarmi con la lezione che le
relazioni, come le piante, vanno innaffiate ogni giorno, con la giusta dose di amore e
creatività.