“Mi chiamo Marco e sono il responsabile dell’inserimento lavorativo di un centro diurno di riabilitazione psichiatrica privato di Napoli.
Al nostro attivo vantiamo una serie di laboratori creativi, volti all’inclusione sociale prima e al trasferimento di competenze tecniche poi, in merito alla lavorazione dei materiali.
Ci siamo posti la domanda di come poter gestire la fase transitoria tra l’ambiente protetto del centro e l’esperienza di lavoro a tutti gli effetti in un contesto aziendale non protetto, poiché alcuni dei nostri ragazzi sono pronti a questo passo e sono debitamente formati per posizioni professionali di stampo artigianale.
Da qui la nostra volontà di rivolgerci ad un Facilitatore Sociale della Salute Mentale, che possa contribuire in modo fattivo a questa nuova e delicata fase.
In concerto con gli operatori del centro si è lavorato in due direzioni ben precise: da una parte preparando in modo ottimale i ragazzi nell’uscire dalla routine quotidiana del centro per lanciarsi in un mondo tutto nuovo, fatto di sfide piccole e grandi che siano di crescita personale e professionale; dall’altra nell’individuare delle realtà ospitanti più pronte per filosofia, mindset operativo e mansioni per questa tipologia di inserimenti lavorativi.
La fase successiva è stata la creazione delle relazioni con i disability manager e gli inclusion & diversity officer delle aziende ospitanti, in un’ottica di scambio e condivisione di prassi, esperienze e modelli operativi di co-gestione dei casi e di osservazione delle dinamiche di lavoro con colleghi e superiori delle Persone fragili
Ed è proprio in questa fase che svolge un ruolo nevralgico il Facilitatore Sociale della Salute Mentale, in quanto, in comunione con i referenti aziendali, mentre da un lato contribuisce a definire i KPI (Key Performance Indicator) e gli obiettivi dell’esperienza , dall’altro funge da spalla, da supporto nella delicata fase di accoglienza e di inserimento a lavoro del sofferente psichico.