Dal baratro della malattia mentale alla felicità

All’improvviso sprofondai in un tunnel buio che mi allontanò dalla realtà.
Era come venire risucchiato in un buco nero, come finire schiacciato da un tir.
“Sei un fallito!
Non farai nulla nella vita!
Devi morire!
Oggi è il tuo ultimo giorno!
Non vali niente!”
Queste ed altre le voci, incessanti, che si alternavano con forza e prepotenza nella
mia testa.
Non un attimo di riposo, non un attimo di pace, turbinavano in modo caotico nella
mia testa, annientando la parte razionale, facendomi vivere una realtà parallela fatta
di ossessioni, voci e angosce.
Riuscivano in modo più che convincente a mettermi contro la mia stessa famiglia: “Ti
vogliono avvelenare! Non fidarti di loro!”. Così iniziai a non mangiare, a non bere
perché le voci mi dicevano che cibo e acqua erano avvelenati, facendomi
sprofondare sempre di più nel baratro dell’isolamento e del sospetto.
Nessuno poteva realmente capirmi o essermi di supporto in quel momento, se non
me stesso, che in un attimo di lucidità tra una voce e l’altra riuscii a comprendere
che quel film non era il film della mia vita, ma un horror nel quale mi aveva
catapultato la malattia mentale.
E allora iniziai a lavorare con impegno su me stesso.
Per rialzarsi, per fuoriuscire dall’oscurità della malattia mentale, ci sono voluti
tenacia, impegno, amore per me stesso e tanta, tanta fiducia e ottimismo verso il
nuovo che avanzava.
Grazia al farmaco, fondamentale nella fase acuta della malattia mentale, grazie alla
psicoterapia e soprattutto grazie ad un lavoro individuale costante su me stesso,
sono uscito da questo vortice di angosce, paure, voci e ossessioni, per rimettere
piede, con convinzione e amore nella realtà.
Ora sono qui, ad aiutare gli altri che stanno vivendo un momento di difficoltà, per
cercare in loro di attivare quel seme del cambiamento e fornendogli quel quid di
fiducia e motivazione ad agire verso una crescita personale felice.

Antonio Procentese

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